Se io penso a Walter Chiari la prima cosa che mi viene in mente sono le sue barzellette, eppure la sua storia è tutt’altro che allegra.
La vita di Walter Chiari è l’ennesima dimostrazione come in Italia basti un errore per stroncarti la carriera se non fai parte della compagnia di giro dominante.
Walter, un outsider di classe
Walter Annichiarico nasce a Verona nel 1924 da una famiglia piccolo borghese, è decisamente un fancazzista di talento e si nota subito.
Il ragazzo è uno sportivo di discreto livello: pugilato, nuoto, atletica gli forgeranno un fisico che nel suo futuro di attore giocherà un ruolo notevole.
Molla gli studi e cambia parecchi mestieri, ma nessuno soddisfa il suo spirito libero, tranne forse prendere in giro la gente con delle caricature o esibendosi dove capita come imitatore improvvisato.
La guerra lo obbliga ad entrare nella Repubblica Sociale Italiana (come tanti altri giovani, tipo Eugenio Scalfari) e forse questo sarà il suo primo grosso errore che non gli è mai stato perdonato.
Nel dopoguerra a Milano si trova quasi per caso sulle tavole dell’avanspettacolo nelle compagnie di Carlo Campanini e Dorian Grey dove si fa subito notare come un vero animale da palcoscenico.
Il suo futuro però è a Cinecittà, nell’emergente industria cinematografica italiana.
Il bel Walter
Walter Chiari è indubbiamente un bel ragazzo, atletico, sfrontato e donnaiolo, buca lo schermo e il cinema italiano lo adotta come brillante seduttore, diverso da Mastroianni che invece è più sornione, intellettuale.
Le commedie sono il suo pane, ma anche Luchino Visconti si accorge di lui, affidandogli un ruolo da seduttore in “Bellissima” con Anna Magnani, perchè il ragazzo ha talento.
Fra le sue interpretazioni ricordo “Un giorno in pretura”, “Accadde al commissariato”, e “Accadde al penitenziario”, film dai quali prenderà origine la cosiddetta commedia all’italiana.
In teatro passa dall’avanspettacolo alla commedia musicale, inanellando successi come “Buonanotte Bettina”, “Un Mandarino per Teo” e “La Strana Coppia” con Renato Rascel
Ma sono le sue conquiste sentimentali a renderlo una superstar, da Elsa Martinelli a Delia Scala, a Lucia Bosé (con la quale trascorre un lungo fidanzamento), alla principessa Maria Gabriella di Savoia, fino all’abbacinante bellezza di Ava Gardner, ex moglie di Frank Sinatra.
Dopo questa tumultuosa storia da jet set internazionale, che gli garantì anche una certa visibilità ad Hollywood , conobbe Alida Chelli, forse la donna della sua vita, che sposò e gli diede due figli, Silvia e Simone.
L’uomo delle barzellette
Gli anni che ci consegneranno il vero Walter sono i ruggenti anni’60 quando il ragazzo irrompe nelle case degli Italiani come l’uomo delle barzellette.
Tutti noi attempati gentiluomini abbiamo goduto dell’immensa verve del bel Walter e di Gino Bramieri, guru di quella comicità ingenua e forse politicamente scorretta che però faceva tanto bene al cuore e che ti consentiva, il giorno dopo, di far ridere gli amici al bar.
In realtà c’era tanto oltre alle barzellette. Walter era un vero istrione, un leone del palcoscenico che lo portò alla magica prima serata del Sabato su Rai uno, il massimo dell’epoca, oltre che ad una fortunatissima edizione di Canzonissima, lo show top degli anni’70.
Improvvisamente nel 1970 un meteorite irrompe nella sua vita privata: la classica soffiata del classico balordo lo porta a Regina Coeli per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, leggasi cocaina, bamba, come volete chiamarla…
Resta in carcere solo 70 giorni, che comunque non sono piacevoli per niente, viene prosciolto per lo spaccio e condannato per il possesso per uso personale, come si direbbe oggi, con la condizionale.
La caduta e la rinascita
Attorno a Walter scende il silenzio e si scava un fossato popolato da coccodrilli voraci.
l’Italia benpensante non lo perdona, la morale pseudo cattolica non tollera la droga dei ricchi e il suo passato “immorale” gli casca addosso come una frana devastante.
Walter ritorna in serie B, anni a calcare palcoscenici di periferia o le neonate TV private, tipo Tele Alto Milanese o Tele Monte Penice, lui, proprio lui, il mattatore di Rai Uno emarginato proprio dalla bigotta Rai degli anni’70.
Il ragazzo è tignoso e non molla, il talento non gli manca, la risalita è lenta e faticosa, ma quando si è Walter Chiari il pubblico non ti dimentica.
Si può dire che la sofferenza lo abbia fatto crescere, negli anni ottanta viene chiamato ad interpretare ruoli di spessore via via crescente, sia in teatro che nel cinema, arrivando a sfiorare un Leone a Venezia nel 1986 con “Romance”, un film di Massimo Mazzucco.
Poteva andare oltre, poteva fare e darci molto di più Walter, con tutta quella rabbia accumulata negli anni di ostracismo e la sua qualità recitativa che lo metteva sullo stesso piano dei mostri sacri dello spettacolo di casa nostra.
Ma la vita non è nostra…ci viene tolta quando potresti goderti il tuo successo e invece niente, un infarto del cazzo ti porta via e lasci ai tuoi fan il gusto amaro di una barzelletta senza il finale.
È solo il 21 Dicembre 1991.
Come direbbe Walter: “Non vi preoccupate, è tutto sonno arretrato…”
