Dentro ogni ruvido alberga un teen ager irrisolto e di questo è bene essere a conoscenza.
Cioè saremo sempre quelli lì. quelli del liceo o dell’Università, quella sottospecie di pirla che si divertono con poco e si esaltano con John Belushi.
Quindi se devo pensare ad una giacca che mi faccia sentire un pischello beh, niente di meglio di una varsity jacket.
Varsity jacket: definizione e storia
Perché Varsity? boh, è una espressione in slang per dire University, quindi è una giacca da ateneo universitario, tipo Ivy League, per intenderci.
Le origini della Varsity jacket vanno ricercate fra le bianche colonne in stile dorico di Harvard, nel 1865, quando ai giocatori che si erano distinti nella stagione per numero di presenze e talento, venne concesso l’onore di fregiarsi sul loro giubbotto della H cremisi su sfondo nero.
Da qui anche la definizione di “letterman” jacket o sweater, a seconda che applicassero le lettere su di una giacca o una felpa.
La moda delle giacche in lana pettinata con le maniche il pelle e i simboli della squadra di appartenenza si diffuse rapidamente in tutte le università e le high schools statunitensi.
Oltre alle squadre delle discipline sportive, cominciarono ad indossarle i membri delle fraternities distinguendosi per i colori sociali e le lettere in greco cucite fieramente sul petto.
Dalle università alla strada
La Varsity Jacket cominciò a diffondersi al di fuori dell’ambiente accademico quando cominciarono ad adottarla le squadre di baseball, di basket, di football e di hockey, così che i supporter la sfoggiarono orgogliosamente come divisa sociale.
Negli anni’80 le squadre di basket introdussero la versione glamour realizzata in satin, molto il linea con la disco music di quegli anni.
Lo streetwear la adotta con l’ingresso prepotente della cultura hip hop negli anni novanta quando gruppi come i Niggers with Attitude e i Run DMC la indossarono in maniera dissacratoria come divisa.
Da ultima la varsity dilaga nel fashion system quando tutte le maison, non solo quelle più street, la presentano sui catwalk mondiali.
Da Stussy (vero antesignano) a Ralph Lauren, da Tommy Hilfiger a Paul Smith la varsity diventa un’icona da rivisitare, come il chiodo, il bomber e la field jacket.
Mai più senza una varsity jacket
Se avete amato Happy Days e American Graffiti non potrete vivere senza una varsity nella vostra cabina armadio.
Ora, la scelta è ampia e il range di prezzo decisamente largo, per cui mi sento di darvi alcuni ruvidi consigli.
Evitate le versioni più fashion rivisitate tipo Dsquared e soci: la varsity è bella se è tradizionale, altrimenti perde il suo sapore.
A parte la bellezza intrinseca della classica Polo Ralph Lauren, che ‘ste cose ce le ha proprio nel DNA, e del suo migliore imitatore, Tommy Hilfiger, se non volete spendere una bombardata cercate su ebay o in qualunque negozio vintage o mercatino tipo Livorno e avrete una giacca più autentica e ruvida.
Se volete un’idea divertente, esiste Jacketshop.com, un sito dove la ordinate e ve la realizzano custom made con i colori, i materiali e le patch che volete.
A Milano c’è CALCIORETRÓ in Via Ignazio Ciaia, 1 che fa un lavoro analogo e vi potrà cucire anche le “letters” della vostra università o liceo, se proprio ci tenete così tanto.
Beh, dai, anche la scuola media va bene…
