Io sono un motociclista da bar che ama sognare grandi avventure.
Fra i miei sogni preferiti ci sono far parte del team USA della Six Days a fianco di Steve Mc Queen e correre il Tourist Trophy dell’isola di Man nella squadra di Joey Dunlop, the King of the mountain.
Sì perché esiste il motociclismo da bar, quello normale, quello da Gran Premio e quello da leggenda.
Ecco, l’Isola di Man, Joey Dunlop e il Tourist Trophy sono il cuore della leggenda.
Tourist Trophy, l’epopea insanguinata
L’isola di Man è un gioiello del paesaggio britannico, fatto apposta per i fotografi di National Geographic, a metà strada fra la l’Inghilterra e l’Irlanda.
Ha persino un governo autonomo, quindi leggi proprie, anche se sotto tutela di Her Majesty The Queen, “Lord of Man” ma non fa parte manco della UE.
In un posto del genere si sono inventati anche una razza di gatti senza coda, così, per non farsi mancare niente.
È fin troppo evidente che da un contesto così peculiare, fra pinte, yarde e guida a sinistra, non poteva nascere che una corsa diversa da tutte le altre.
Perché il Tourist Trophy, detto TT, in realtà, non è solo differente dagli altri circuiti: il TT per chi lo corre è “the race“, la corsa, punto.
Una corsa che dal 1907 ha mietuto 255 vite umane fra spettatori e piloti, un misto di mito e follia, riservata da sempre a bikers di un’altra categoria, quasi sempre britannici o irlandesi, gente flemmatica forse, ma con una scintilla di pazzia in agguato.
Stiamo parlando di una media superiore ai due morti all’anno, tre solo nell’edizione del 2017.
Il circuito è lungo 60 chilometri e attraversa la parte centrale dell’isola, da percorrersi in più giri, che attraversano paesini microscopici fra dossi, muretti, marciapiedi, alberi e case, con il pubblico accalcato a bordo strada tipo rally.
Il tutto con velocità che raggiungono e superano i 300 km/h, in barba alle norme di sicurezza dei normali circuiti della MotoGP.
Joey Dunlop, the King
Joey Dunlop oggi avrebbe 65 anni, ma ci ha lasciati nel luglio del 2000 a causa di un brutto incidente a Tallinn, in Estonia, mentre stava per vincere l’ennesima gara in un circuito da fuori di testa.
Questo sapeva fare, nella vita, correre nel campionato Tourist Trophy, in mezzo ai muri e alle case, ed era il migliore di tutti: il suo palmares parla chiaro, 26 vittorie nell’Isola di Man, un record assoluto.
Strana famiglia di Irlandesi, i Dunlop: Joey era molto superstizioso (maglia rossa e casco giallo/nero sempre) e il fratello Robert, rider di spicco anche lui, che fa la sua stessa fine cruenta nel 2008 durante la North West 200 in patria. E il figlio di Robert? C’è da chiederlo? Michael Dunlop, pilota anche lui, naturalmente TT, naturalmente Isola di Man, naturalmente già 15 vittorie.
Per la cronaca è riuscito a riportare sul gradino più alto del podio niente popò di meno che la BMW S 1000 RR dopo 75 anni.
Se non sono leggende queste…
Giacomo Agostini, lo straniero
Siamo tutti fan di Valentino, ovvio, ma noi ragazzi degli anni ’60 siamo saltati in piedi sul divano anche per il più grande di tutti i tempi, Giacomo Agostini.
Con quella faccia da bravo ragazzo che tanto piaceva alle fanciulle, Ago riuscì a infilare 15 titoli iridati, nessuno come lui.
Correva l’anno 1972 e il Tourist Trophy di Man faceva parte del circuito del motomondiale: Ago lo aveva già vinto dieci volte.
In un incidente muore Gilberto Parlotti, un suo carissimo amico, tragedia che spinge Agostini a non correre più nell’ isola, nonostante il parere contrario della federazione.
La FMI temeva una perdita di immagine, oltre che finanziaria, dalla defezione del campione più popolare nella gara più seguita dal mondo anglosassone.
Ma Ago restò fermo nel suo “gran rifiuto”, gli sponsor ( e in generale i soldi) valevano per lui meno dell’amicizia: altri tempi, altri uomini, altri piloti…
Questa presa di posizione così netta portò nel tempo altri riders a seguire il suo esempio finché il circuito di Man fu escluso dal motomondiale e nacque il campionato Tourist Trophy, perché, naturalmente…
“the show must go on”.
Un bel posto dove andare a Giugno
Avete una settimana di ferie ai primi di Giugno? Vi piacciono le moto veloci e volete far salire l’adrenalina? Ah, dimenticavo, vi piace la birra scura?
Direi che allora non ci sono dubbi, salite sulla vostra due ruote, meglio con i manubri bassi e le pedane arretrate (ancor meglio una Bonnie ) e rotta verso l’isola di Man.
Preparatevi ad uno spettacolo unico, dove il motociclismo sa ancora di antico, gomma bruciata, benzina, fuoco sudore e (purtroppo) sangue.
Vale anche un biglietto Easyjet, anche se dovrete fare uno scalo in Inghilterra, ma può essere un un’occasione per passare a fare un salutino a Filippo a Buckingham Palace…
Ultimamente l”ho sentito un pò giù, dice che non fa più niente, non vede più nessuno…
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