La domanda è: ma era mai andato via lo Schott?
Molti di noi, ragazzacci degli anni ’60, riserviamo un posto d’onore al nostro giubbotto preferito nel guardaroba, litigando con mogli, fidanzate o conviventi.
E viene sempre la Domenica che salti sul Tenerè e senti risuonare nelle orecchie “wild boys, wild boys…”
Il solito pippone storico
Vi tocca, è inutile lamentarsi, vedrò di essere breve.
La storia della Schott è la classica storia americana: gli Schott brothers sono figli di immigrati russi che si mettono a cucire impermeabili in uno scantinato del lower east side di Manhattan, affidandosi poi agli ambulanti per una distribuzione porta a porta.
Presto Irving Schott, desideroso di innovazione, convertì la produzione ai giubbotti per il mezzo di locomozione in ascesa negli States, cioè la motocicletta.
Nacque così nel 1928 il Perfecto, quello che da noi venne ribattezzato il “chiodo”, realizzato con tecniche innovative (per la prima volta una giacca con una cerniera-lampo).
Inutile sottolinearlo, era nata una stella, l’icona delle icone dei bikers, ma anche del rock’n’roll.
I giubbotti Schott per l’esercito
Ma i fratelli Schott non si fermarono certo qui: quando sull’America cominciarono a soffiare minacciosi i venti del secondo conflitto mondiale, la factory progettò un bomber in montone destinato a fare la storia, il mitico B-3, che rifornì l’esercito americano per oltre 60 anni, diventando poi una delle divise dei paninari.
Poi nacque il G-1, quello che da noi diventò famoso come Top Gun, una giacca in pelle da aviatore che faceva sognare, col culo in fuori sulla Kawasaki come Tom Cruise.
Ah, e non dimenticate i Ray Ban Aviator, mi raccomando…
Schott poi produceva alcuni fra i bomber MA-1 più fighi in assoluto, quelli con i ricami in stile Viet Nam, che ancora si trovano in listino.
Ma se i giubbotti Schott sono ritornati prepotentemente sul panorama del fashion system un motivo ci sarà…
Perfecto, molto più che un giubbotto…
Il chiodo, chi non ne ha avuto uno? ma il Perfecto lo hanno indossato James Dean (non se lo toglieva mai…) Marlon Brando ed Elvis Presley, diventando il simbolo dell’inquietudine e della ribellione dei giovani americani degli anni ’50, fino ad essere proibito nelle scuole, provocandone un calo nelle vendite.
Da sempre “ruvido” e “cattivo”, lo Schott Perfecto entra negli anni ’70 e poi ’80 con il punk e la new wave, che lo ricoprono di borchie e catene, da cui il soprannome di “chiodo”.
Per tutti è sempre stato una bandiera del nero assoluto e della ribellione.
Il fashion system lo ha adottato con entusiasmo, plasmandolo attraverso diverse chiavi di lettura, fra le quali ricordo quella geniale di Moschino, iconoclasta per definizione.
Ma a me, che sono ruvido, piace il chiodo ignorante, quello del “selvaggio” Marlon Brando, in pelle di cavallo, quindi tosto e cattivo, da biker USA che però guida moto inglesi: Triumph, Norton,Bsa…
A questo deve servire un giubbotto: scatenare l’ignoranza trattenuta con fatica dentro ciascuno di noi e, per poche ore, farci sentire selvaggi ribelli, non si sa bene contro cosa, ma ribelli, anche col carrello dell’Esselunga.
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