Non importa dove sei vissuto o che che mestiere facevano i tuoi genitori, se sei un ragazzo degli anni ’60 almeno una volta ti sei vestito da Zorro, probabilmente ma non necessariamente nei primi 10 anni della tua vita.
Se oggi Zorro è un personaggio classico dell’immaginario collettivo, come Pinocchio o Topolino, il merito è tutto di una serie di Telefilm della fine degli anno’50, che tutti ma dico tutti abbiamo visto.
Zorro, chi era costui?
Forse non tutti sanno che…Zorro è un eroe mascherato ispirato ad un personaggio realmente esistito, Joaquin Murrieta, in un contesto storico del tutto veritiero, la California spagnola del ‘700/’800.
Forse vi sembrerà strano ma l’azione è ambientata a Los Angeles, popolata da messicani oppressi dai perfidi spagnoli.
Don Diego de La Vega, el Zorro, cioè la volpe, appunto, è il figlio di un ricco latifondista spagnolo, Alejandro De La Vega, mandato a Madrid a frequentare l’università e richiamato in paria per combattere l’odioso tiranno della colonia,Il Capitano Enrique Sánchez Monastario.
Il nostro mite ma coraggioso gentiluomo ha acquisito in Spagna notevoli abilità nella scherma e nella ginnastica acrobatica e, come ogni eroe mascherato dal cuore impavido, riscupte molto successo col pubblico femminile.
Nelle sue imprese è coadiuvato dal fido destriero Tornado e dal servitore muto Bernardo, oltre che dall’ appoggio esterno di Padre Felipe, sacerdote della missione di San Gabriel.
Indimenticabile la figura del prode sergente Demetrio Lopez Garcia, che introduce una nota comica che alleggerisce la tensione narrativa.
La saga di Zorro
Detto questo, Zorro fece la sua prima comparsa nel romanzo breve La maledizione di Capistrano di Johnston McCulley, scrittore di riviste pulp, pubblicato a puntate nella rivista All-Story Weekly dal 6 agosto del 1919 e ripubblicato come Il segno di Zorro
Da cui il primo film,Il Segno di Zorro, datato 1915, con Douglas Fairbanks, il divo del cinema muto, con un seguito nel 1920, Don X il figlio di Zorro, che riscossero un notevole successo al botteghino.
Nel 1940 persino Tyrone Power interpretò con notevole successo il paladino mascherato sul grande schermo, in un remake de “Il Segno di Zorro”
Ma per l’Italia la botta di popolarità arriva negli anni ’60, grazie alla Disney e al pubblico dei pischelli, fra i quali, lo ammetto, c’ero anch’io.
Zorro in Italia
Domenica 10 aprile 1966 sul Nazionale nella “Tv dei Ragazzi“, all’interno del programma: “Il Club di Topolino” (di Walt Disney), va in onda, con il titolo: “La prima impresa“, il 1° episodio de: “La spada di Zorro“, (Zorro).
In tutto, suddivisi in due serie, furono 64 telefilm con un grande Guy Williams protagonista contornato da una serie di caratteristi di altissimo profilo-
Dite quel che volete, ma la musichetta con Tornado che si impenna dava sensazioni che neanche ò’inno della Champions…
In Italia il personaggio sfondò alla grande, tanto da generare alcune parodie sulla sua figura, e fu proprio l’Italia a sfruttarne maggiormente il filone in quegli anni mentre in America dopo la fine della serie Disney, non se ne fece più niente.
La fine dell’ avventura
Ma perché questa popolarissima serie si fermò alla seconda stagione?.
All’ inizio degli anni ’60, per motivi finanziari l’ABC decise di non commissionare più agli studi Disney altri episodi di Zorro, in più vietò alla Disney di vendere questa produzione alle altre reti, una disputa tra Disney e ABC che durò vari anni .
In questo periodo Guy Williams fu tenuto ancora sotto contratto dalla Disney per interpretare Zorro, ma purtroppo alla fine della querelle Walt Disney decise che l’interesse per il personaggio era ormai diminuito, per cui la serie venne cancellata..
Il grande ritorno del vendicatore mascherato è proprio targato made in Italy, con Duccio Tessari nel 1975 a dirigere proprio Zorro con Alain Delon protagonista,
Il film fu un vero blockbuster soprattutto in Cina, dove fu fra i primi film occidentali riammessi dopo la rivoluzione di Mao.
Dopo Alain Delon, direi solo Banderas, che, fra Rosita e Almodovar, trova il tempo di interpretare ben due zibaldoni hollywoodiani senza un vero perchè, lasciandoci in bocca il sapore agrodolce del ricordo tradito, dell’ironia di Guy Williams e della California in bianco e nero dell’originale.
