Il bello di essere blogger, oltre a poter dire quello che ti passa per la testa, è conoscere, magari solo virtualmente, dei matti come te. Luca Manni è uno di questi, sicuramente un ruvido: tu chiamale, se vuoi, affinità elettive…
Che cosa piace ad un ruvido? Donne, motori, bei giubbotti, belle scarpe, ok, ma tutto deve avere un carattere, un significato, una storia da raccontare.
Questa è la storia di Luca Manni e dei capolavori che ha costruito fino ad ora.
Il maremmano orobico
Delle sue origini (1966, ottima annata) si sa solo che, in quel di Bergamo, per fargli mangiare la pappa dovevano farlo salire a bordo di una Giulia 1600 (buongustaio…) e che, già a otto anni faceva “brum brum” a cavalcioni di una Ducati Scrambler: need else?
Ovviamente uno così non può che diventare un motociclista compulsivo, un customista, ovviamente, senza però dimenticarsi dei bolidi a quattro ruote.
Per lui le auto veloci sono performance, le motociclette invece psicoterapia, una simpatica alternativa al lettino del terapeuta, un modo per mandare il cervello in stand-by.
Come avevo premesso, Luca Manni è tutt’altro che normale…
I soldi per l’Harley ancora non c’erano, allora ai raduni ci andava con la Honda VT 500 C, sognando California, finché decide di costruirsi un custom tutto suo, partendo da una base Honda CB 750, la sua prima creatura.
Il primo mostro
Dunque, la base è una CB 750 F, moto performante, affidabile, ma non certo pregna di personalità (una jap degli anni ’80, cosa ti aspetti?) ma a quella ci pensa il matto, che la smonta, trasformandola in un vero chopper (dall’inglese “to chop”, cioè tagliare nettamente, togliere quello che non serve).
Telaio allungato, ruota posteriore di una Dyane, sella con pistoni idraulici, aerografi a manetta, una quantità esagerata di parti speciali…ovviamente non omologata.
Dopo tre anni di vita vagabonda attraverso l’Europa, manco a dirlo la belva di Luca viene sequestrata dalla Polizia.
Di conseguenza , la necessità dell’omologazione e il triste epilogo, un cialtrone si impossessa del mostro di Luca e pensa bene di fallire, sparendo con la moto.
Mentre sto scrivendo queste righe, la creatura è stata ritrovata ma non è ancora nelle mani di Luca, speriamo in bene…
La Deuce, figlia della Maremma
Nel 1986 Luca si trasferisce in Maremma e nel 2000 la Harley-Davidson lancia la Deuce, un modello fortemente voluto da Willie G. Davidson in persona, ma che, dalle nostre parti, non ebbe un gran riscontro.
Luca, che non ama seguire i sentieri battuti dagli altri, se ne innamora e la fa sua, dando il via alla lunga opera di trasformazione.
Inizia a modificarla con pezzi sofisticati provenienti da i migliori produttori internazionali. Freno flottante integrato all’interno della puleggiadell’americana GMA, forcellone costruito in pezzo unico per lui da Rebuffini Cycles, cerchi forgiati dell’americana PM, frizione in vista Figure Machine, pedane billet OMP sono solo alcune delle parti che potrebbero stare tranquillamente in una vetrine di gioielleria invece che su una moto.
Il risultato è entusiasmante, tanto che finisce sulle copertine di tre riviste specializzate e lo stesso Willie chiede informazioni sul suo lavoro, fino a che nel 2016 la H-D mette in produzione una versione speciale della serie CVO praticamente uguale alla belva di Luca Manni, con conseguente articolo su GQ.
Son soddisfazioni…
La Jaguar XKR, gatta incompresa
Nelle quattro ruote la scelta è radicalmente diversa dalla sua moto: Luca si innamora della più misconosciuta delle Jaguar di ultima generazione, la XKR, che alcuni definiscono una “gatta addormentata”, generalmente posseduta da ultra settantenni assopiti con badanti ucraine.
Per Luca Manni Jaguar vuol dire bandiera a scacchi, oltre che eleganza, quindi le mette personalmente le mani addosso: assetto artigianale fatto da NTP apposta per lei, scarico inox fatto a mano con parti da competizione dell’Americana Magnaflow, modifiche all’aspirazione, compressore volumetrico e raffreddamento sono solo alcuni dei 1000 lavori che rendono le sue giornate con il cervello costantemente attivato per la ricerca di possibili miglioramenti (attualmente il motore è su banco in attesa dei pistoni forgiati fatti su misura ….).
Per saperne di più, leggete qui
Insomma non si bada a spese per trasformare una sonnolenta lady britannica in una belva bruciasemafori.
Una vita fuori dagli schemi
Luca Manni è figlio degli anni ’60, quindi ascolta rock anni’70, cioè Pink Floyd, Led Zeppelin (come ogni bergamasco che si rispetti) e Deep Purple, ama il blues, beve birra rossa e vino rosso barricato (non troppo), gli piacciono gli orologi complicati, il Sei Nazioni di Rugby e la sua famiglia, naturalmente non in questo ordine.
Ma soprattutto ama le strade piene di curve su cui scatenare le sue creature assetate di velocità, in completa solitudine, per cui se lo cercate per andare in branco con le Harley a 80 all’ora in autostrada è probabile che vi risponda male.
Photos courtesy Marco Marroni
