Ci sono attori che restano nell’immaginario di una generazione con un’etichetta incancellabile, quella dei duri.
E uno di loro sicuramente è Lee Marvin, duro e ruvido senza discussione.
Un vero eroe di guerra
Lee Marvin nasce a New York nel 1924 e prima di lanciarsi nel mondo del cinema serve lo zio Sam come un vero americano.
Volontario nei Marines, viene ferito alle chiappe nella battaglia di Saipan nel Pacifico e lascia il teatro di guerra con una purple heart cucita sul petto e un’esperienza di vita enorme che sicuramente lo renderà un’interprete credibile di tanti film di guerra.
Lui stesso amava ricordare i suoi anni al fronte come la miglior accademia, dove aveva imparato a fingere di non aver paura sotto il fuoco giapponese.
Esordisce all’inizio degli anni Cinquanta in una piccola parte (in cui non viene neppure accreditato) ne Il comandante Johnny, con Gary Cooper (nello stesso film esordisce anche un giovane Charles Buchinski, che qualche anno dopo sarebbe diventato noto come Charles Bronson)
Il suo primo vero ruolo da ruvido è quello dello spietato killer de “Il grande Caldo” di Fritz Lang, con Glenn Ford e Gloria Grahame, datato 1954.
L’uomo dagli occhi di ghiaccio
Dopo altre interpretazioni molto incisive (L’ammutinamento del Caine – Giorno maledetto Prima linea , I Comanceros,), all’inizio degli anni Sessanta diventa il “terrore del West” ne L’uomo che uccise Liberty Valance di John Ford, in cui lavora con John Wayne, James Stewart, Vera Miles e con un Lee Van Cleef pre Sergio Leone e Sergio Sollima, e veste i panni del killer in Contratto per uccidere in cui recita con Angie Dickinson, John Cassavetes e Ronald Reagan.
L’Academy gli attribuisce l’Oscar come Miglior Attore Non Protagonista per il suo doppio ruolo (di ubriacone e di assassino) in Cat Ballou , uno fra i rari western americani dichiaratamente comici in cui lavora con una giovane Jane Fonda.
Hollywood ha in serbo per lui altri celeberrimi ruvidi : il maggiore Reisman, che guida la disperata missione di guerra in Quella sporca dozzina di Robert Aldrich, in cui lavora con Charles Bronson, John Cassavetes, Jim Brown, Donald Sutherland, Clint Walker, Telly Savalas, Ernest Borgnine, Robert Webber, Robert Ryan e George Kennedy, o il marine naufrago alle prese con un nemico giapponese (interpretato da Toshiro Mifune) in Duello nel Pacifico, oppure Senza un attimo di tregua, con Angie Dickinson.
Un ragazzaccio dal whisky facile
Fin qui sembra il ritratto stereotipato di una stella di Hollywood, ma di Lee conosciamo anche il lato B, quello che non si palesava nelle occasioni ufficiali.
È l’amore per il whisky lo proietta di diritto nel club dei Ruvidi (con la erre maiuscola)
Epiche sono le sue notti folli nei bar di Beverly Hills con sbronze memorabili che finiscono regolarmente in scazzottate feroci. Una volta dopo una festa a Venice è così ubriaco che il regista John Booman lo costringe a dargli le chiavi della sua auto.
Lui alla fine di lunghe discussioni accetta a patto di sdraiarsi sul tettuccio. Boorman così avviatosi lentamente sulla Pacific Highway è fermato dalla polizia incredula che gli dice: “Ma lei lo sa di avere sul tetto Lee Marvin ?”
Purtroppo stelle di questo calibro brillano per brevi periodi: una complicazione durante un’operazione chirurgica ce lo toglie a soli 63 anni, riportandolo lassù insieme ai suoi commilitoni.
Semper Fidelis Lee Marvin e occhio, San Pietro ha un destro micidiale…
