Gente Ruvida

Le Mans, storie e leggende

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Ogni anno , a giugno, qualunque cosa stia succedendo in Formula 1 o in Formula Indy, i riflettori del mondo dei motori si accendono su di una sonnolenta cittadina francese del nord-ovest con un nome leggendario: Le Mans.

Tutti i costruttori vogliono vincere su questa pista e tutti i piloti sognano il gradino più alto del podio.

Le Mans non è semplicemente una tappa del campionato mondiale di Endurance, è molto di più, è un luogo leggendario, dove sono nati miti,  eroi e icone del ventesimo secolo.

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Le Mans nella leggenda

Chiariamo subito come si corre a Le Mans: la gara dura 24 ore, dalle 15,00 del sabato alle 15,00 della domenica durante le quali si alternano alla guida tre piloti, anche se teoricamente sarebbe possibile un team di due, come si faceva fino agli anni’80 ed era obbligatorio fino ai primi anni’70, mentre agli albori c’era chi correva in solitaria.

La prima 24 heures risale al 1923 e aveva un sapore eroico: dominavano le Bentley e la partenza era uno spettacolo a sé: bolidi a sinistra, piloti a destra, bandiera a scacchi e tutti a correre verso le auto, saltare a bordo e via, gas a tavola!

Se qualcuno si è mai chiesto perchè le Porsche abbiano la chiave di avviamento a sinistra dello sterzo e non a destra, la risposta è proprio Le Mans, perchè il pilota, così, poteva accendere il motore e mettere la prima contemporaneamente.

Inutile dire che c’erano una quantità di rischi in questa manovra, per cui venne il giorno che i piloti dissero basta ( con una clamorosa protesta di Jackie Ickx ) e lo spettacolo finì, ma era meglio così.

Vince chi percorre più chilometri in ventiquattro ore di gara, il che sembra ovvio ma non lo è, perchè in caso di arrivo in parità si tirano in ballo le prove, come nel 1974, quando in casa Ford, per fare gli sboroni, fecero arrivare due GT40 affiancate davanti alle Ferrari, per la classifica si contarono i chilometri percorsi in prova.

Si corre in un circuito semi permanente di 13 Km, cioè in parte in pista (circuit Bugatti) in parte su strade normali, anche se le parti pericolose (come la famigerata curve Porsche) sono state ormai eliminate.

Perchè Le Mans è sempre stata, come l‘isola di Man, sinonimo di rischio e, purtroppo, morte.

Il più grave incidente motoristico di tutti i tempi si verificò proprio qui, nel 1953, con un pilota e 82 spettatori morti e 120 feriti.

le mans incidente

In base alle dichiarazioni ufficiali dell’organizzazione, la corsa fu fatta proseguire per impedire che gli spettatori abbandonassero il circuito intasando le strade e ostacolando così le ambulanze.

La gara finì con la vittoria di una Jaguar, ma moltissime gare vennero soppresse per lo shock che attraversò il mondo dei motori e la Svizzera bandì i le gare automobilistiche dai suoi confini.

Come si dice? the show must go on, quindi il circuito fu modificato, reso più sicuro e le 24 heures proseguirono nella loro storia.

Il palmares parla di una lunga rivalità Ford Ferrari negli anni ’60 (quando la bandiera a scacchi veniva sventolata anche da un certo Gianni Agnelli), ma è la Porsche a collezionare il maggior numero di allori ( 19 fino all’ultima, vinta nel 2017).

Una cosa è sicura:gli anni avventurosi sono solo un ricordo, ormai Le Mans è diventata un banco di prova delle nuove tecnologie.

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Le 24 heures oggi

La leggenda comunque continua: oggi alle 24 heures gareggiano contemporaneamente vetture di vario tipo, suddivise in quattro diverse classi, dai prototipi progettati appositamente per questa corsa, fino alle auto di serie, i duelli e gli incidenti non mancano mai, anche se si vanno affermando le iper-tecnologiche ibride e, prossimamente, vedremo forse solo auto elettriche rincorrersi in un silenzio desolante.

Le Mans è e rimane comunque la gara più affascinante del campionato mondiale Endurance, oltre che quella con più ampia visibilità planetaria.

La Porsche continua il suo dominio, ma i giapponesi (Toyota in testa) danno battaglia e le principali antagoniste sono diventate le “sorelle” di casa Audi, le prime, nel 2008, a gareggiare con una propulsione ibrida.

Ma, al di là della tecnologia, il fascino della notte di Le Mans, quando i fari dei bolidi squarciano le tenebre, rimane immutato.

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Steve Mc Queen a Le Mans

Steve, sempre Steve, il Ruvido vi fa venire l’orchite doppia con Steve Mc Queen

Ma non si può parlare di Le Mans e dimenticarsi di “Le 24 Ore di Le Mans“, un film prodotto e interpretato da Steve Mc Queen nel 1971.

Il film era lento e farraginoso, costò un botto di produzione e portò il nostro Steve sull’orlo dell’indigenza visti gli enormi costi di produzione, dato che ,tutto sommato, in pochini staccarono il biglietto per vederlo.

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Ma lui voleva fare un film sulle corse e sui piloti, della trama (una storia d’amore…) poco gli importava, spese tutti i soldi per auto da corsa che andarono distrutte, cambiò due registi, fece le riprese durante la gara, mescolando l’auto del protagonista a quelle dei piloti, oltre a girare parte delle riprese successivamente con prototipi autentici comprati allo scopo.

Insomma, tutto ‘sto casino costosissimo per un film che, in buona sostanza, voleva vedersi lui mangiando il pop corn in una sala vuota.

Questo era Steve, che comunque ci ha regalato quello che oggi tutti considerano un cult-movie per la gente dei motori.le_24_ore_di_le_mans_il_film

PER SAPERNE DI PIÙ

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Gente strana a Le Mans

Piloti, brutta gente, diceva Enzo Ferrari, ma forse ignorava che esiste gente ancora più imbruttita dei piloti, cioè i fan dei motori.

Luca Manni mi ha raccontato che In Giappone, oltre a collezionare mutandine di liceali, esiste un gruppo di matti che ha inventato un modo particolarmente creativo di spendere una paccata di quattrini.

Sono i gentiluomini dell’ Hiroshima Supercar Club, che (forse per un effetto tardivo delle radiazioni) hanno deciso di investire una parte cospicua del loro patrimonio acquistando dei prototipi che hanno gareggiato a Le Mans in anni recenti, apportando però le modifiche necessarie per renderle utilizzabili tutti i giorni su strada.

“When I sleep I never dream, I live my dreams, full throttle on the highway” 

Ipse dixit, il simpatico amico del Sol Levante.

E magari ci vanno a fare la spesa all’Iper di Hiroshima…

De gustibus, ma comunque meglio delle mutandine delle liceali…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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