Tutti abbiamo indossato almeno una volta una polo o una camicia di Ralph Lauren, c’è addirittura chi lo considera uno status symbol.
Premesso che gli status symbol dovrebbero essere aboliti per legge, è innegabile che quel cavallino sulla maglia (o su qualunque altro capo di abbigliamento) le conferisca automaticamente un certo nonsochè.
Perché? la risposta è semplice e risiede nella personalità magnetica del signor Ralph Lauren, l’Armani americano.
SOME BASICS
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“I don’t design clothes, I design dreams”
Per incredibile che possa sembrare, Ralph Lifschitz nasce nel Bronx 81 anni fa e non dev’essere stata facile la vita per un ragazzino di umili origini bielorusse nel 1938 nei bassifondi della grande mela.
Ma la grinta, quella c’era e lo portò nel 1968 a creare la sua linea di cravatte marcandole Polo Ralph Lauren seguendo il modello delle regimental britanniche, reinventate con materiali e colori più flamboyant, pur rimanendo nel solco della tradizione.
Nel 1969 apre il suo primo corner all’interno di Bloomingdale’s, tempio dello shopping Newyorchese.
Dal suo minuscolo atelier nell’Empire State Building, il nostro si cimenta presto con qualcosa di più redditizio, lanciando una collezione di camicie da donna di taglio maschile che, per prime, portarono il simbolo del brand, l’iconico giocatore di polo, uno dei marchi luxury più famosi al mondo.
Il resto è storia e , dopo 50 anni, la storia è leggenda.
Lo stilista dell’Ivy League
Non si diventa uno degli uomini più ricchi del pianeta (quella nella foto è la sua Bugatti) oltre che uno degli stilisti che fattura di più da oltre mezzo secolo senza un vero perchè.
Il motivo del successo di Ralph Lauren risiede nelle radici del suo stile, che è la quintessenza del lifestyle americano della generazione dell’Ivy League, quella elite wasp che si identifica con i suoi capi iconici perchè, in realtà li ha sempre portati: Ralph non ha fatto altro che codificarli.
La polo, la camicia di Oxford, i chinos, il cardigan, il blazer blu, fanno parte del guardaroba del giovane gentiluomo sportivo a americano.
In fondo è bastato ricamare un simbolo che generasse appartenenza et voilà, il successo è servito.
Certo, bisognava essere Ralph Lifschitz per avere questa intuizione, così come bisognava essere Mark Zuckemberg per inventare Facebook…
KEEP ON SHOPPING…
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Un successo transgenerazionale
Si potrebbe immaginare Ralph Lauren come un ricco ottantenne ormai legato, col suo stile, ad una generazione di coetanei, ma non è così.
Polo ormai ha svoltato e con un’abile lavoro di aggiornamento, ha mantenuto la sua cifra stilistica sempre attuale, riuscendo ad incontrare i gusti delle nuove generazioni di millenials.
Il risultato sorprendente, almeno in apparenza, è stato saltare le barriere socio/culturali, diventando icona del movimento Hip Hop, effetto paradossale pensando alle sue origini così wasp.
Quindi puoi vedere una felpa Polo Ralph Lauren indossata da un trapper di ultima generazione e un disinguished gentleman aggirarsi nell’esclusivo Palazzo Ralph Lauren di Milano, dove può chiacchierare con un sarto mentre gli prende le misure, il tutto centellinando un Vodka Martini agitato, non mescolato…
Lo stile, quello vero, non conosce barriere, neanche culturali.
