Sapete come si fanno le scarpe materialmente? Si, perché le scarpe si fanno, non si fabbricano.
Come si fanno le scarpe da uomo? Sto parlando naturalmente di scarpe belle, di quelle che vi fanno trattenere il fiato davanti alle vetrine, le vostre preferite, quelle del colloquio importante, non le “ciofeche” cinesi et similia. Un tempo manufatti del genere (cioè fatti con le mani) erano privilegi per pochi, costruiti da abili artigiani e duravano una vita, venivamo sottoposti a manutenzione e passati di padre in figlio, se possibile. Ora la situazione è decisamente diversa, per carità, altrimenti nessuno di voi senza il conto corrente di Donald Trump potrebbe permettersene due paia all’anno, a seconda di mode e sfizi. Le scarpe restano comunque un prodotto con una altissima percentuale di artigianalità nel processo produttivo, nel quale la qualità di chi le confeziona fa una grandissima differenza. Proprio per questo noi Italiani ancora oggi primeggiamo su tutti.
Ma come si costruisce una scarpa?
La forma
Tutto nasce dalla mente di un modellista che per prima cosa pensa ad una forma, cioè una struttura che darà tridimensionalità a dei materiali per loro natura piatti come pelle, tessuto e cuoio. La forma è una struttura in plastica indeformabile, (fino agli anni 60 era in legno) sviluppata in serie (per tutte le misure necessarie) sulla quale viene applicata della carta adesiva dove il modellista disegna il modello a matita.
La tomaia
La carta viene staccata e applicata su del materiale rigido che genererà delle sagome sulla base delle quali una figura fondamentale nella fabbrica, il tagliatore, ricaverà i singoli pezzi che compongono la tomaia, cioè la parte superiore delle scarpe.
Il materiale della tomaia, cioè la pelle, meriterebbe un lunghissimo discorso a parte.
In questa sede vi basti sapere che il vitello la fa da padrona e che anche quello che viene definito camoscio in realtà è vitello scamosciato (il camoscio è una specie protetta, bestie!)
Purtroppo la qualità dei materiali sta drammaticamente precipitando e diventa sempre più difficile per i nostri eccellenti artigiani reperire vitelli di prima scelta morbidi, pastosi e privi di difetti.
Tutta la lavorazione è fatta a mano: laser, fustelle e arnesi del genere sono riservati alla mass production che non abita di certo qui. I vari pezzi della tomaia saranno assemblati dalle operose manine femminili (tradizione, non maschilismo!) delle operaie, oppure gestite dalle giunterie esterne alle fabbriche.
Tacchi e suole
Il tacco generalmente nelle scarpe da uomo è un dettaglio meno importante che per decoltè et similia, ma le suole, quelle sì, fanno la differenza! Il fondo bello è quello doppio o triplo cuoio, oggi difficile da trovare, sacrificato , purtroppo, per esigenze di leggerezza, in favore di sintetici ultra light che tolgono artigianalità e armonia.
Al massimo è tollerabile un inserto in gomma, così come il mezzo tacco, per chi ha necessità di antiscivolo, (vedi moto o scooter).
A me piacciono i chiodini in evidenza, danno un tocco hand made insuperabile anche se tendono a rigare il parquet…
Altra questione i bellissimi fondi in vibram, decisamente indicati per stivaletti sportivi tipo chukka boots o monk boots, ideali per il week end.
Assemblaggio
E siamo arrivati al dunque: le tomaie assemblate vengono rimesse sulle forme (premonta e montaggio) dove vengono applicate le suole.
Il metodo di fissaggio della suola fa TUTTA LA DIFFERENZA!
Le scarpe belle sono cucite, black rapid, Ideal, goodyear…tanti sistemi, più o meno costosi, non equivalenti, ma indispensabili per la durata e il confort. Una curiosità: la cucitura goodyear deriva il suo nome da un macchinario inglese introdotto nel settore calzaturiero ai primi del ‘900, rivoluzionandone il processo produttivo e creando le premesse della nascita dei colossi britannici.
Ah, le fabbriche del Northamptonshire…mattoni rossi, banconi in legno, operai in canottiera, basette e tatuaggi, il pub aziendale, la sala campionari con i mobili lucidi…roba da intenditori!
Manca un ultimo step: le vostre scarpe passano ancora per le amorevoli mani delle pulitrici, che le lucidano e levano eventuali residui di colla o simili, per poi finire sotto le forche caudine del controllo qualità, ultimo passo prima della scatola.
Alla fine di tutto questo tourbillon, avranno lavorato almeno dieci operai con diverse competenze e saranno stati impiegati una trentina di materiali di ogni sorta con un mix di creatività, manualità e organizzazione industriale unico…
Insomma, avete capito come si fanno le scarpe e soprattutto perché le scarpe belle costano tanto?
