Aprite il vostro guardaroba, chiudete gli occhi, respirate, riaprite gli occhi, guardate attentamente: se non avete almeno due blazer appesi nell’armadio avete un problema, ed è un problema grosso.
Spiego: il blazer è un jolly, un capo da indossare in mille occasioni con un range di utilizzo vastissimo, che vi tira fuori dai guai quasi sempre, salvo che il dress-code non richieda specificamente qualcosa di più formale (tipo business suit o black tie).
Perché due? Diciamo uno più leggero e uno piu strutturato per la stagione più fredda.
DEFINIAMO IL BLAZER
Il blazer si distingue da una giacca qualsiasi (che fa parte di un completo) innanzitutto per i volumi, tendenzialmente più contenuti e asciutti, cioè slim, come si dice oggi. Poi per i tessuti, un po’ più strutturati e “corposi”, in modo da attribuirgli grinta e personalità e permettere diversi abbinamenti.
Il colore può variare in base al carattere che gli si vuole conferire, anche se tutti siamo abituati a vederlo blu o comunque scuro, che resta comunque una scelta obbligata se il blazer nell’armadio è uno solo.
PERCHÈ BLAZER? breve STORIA
Le origini del blazer vanno ricercate, as usual, nella perfida Albione, dove, nel 1837, il comandante della fregata HMS Blazer si stufò di vedere i suoi ufficiali agghindati con delle bluse a strisce ” come arlecchini” e introdusse la giacca d’ordinanza blu in lana pettinata a doppio petto con i bottoni dorati, le tasche applicate e i revers a lancia, dettando uno standard che poi fu adottato con entusiasmo da tutta la marina di Sua Maestà la Regina Vittoria.
Dalla marina ai circoli nautici e ai college anglosassoni (Eaton in testa) il passo fu breve, tanto da diventare l’icona dell’eleganza sportiva British, con il suo bel stemmone dorato sul cuore, tanto per non farsi mancare niente.
Negli anni ’20 il blazer divenne un Must anche del guardaroba femminile, grazie allo stile rigoroso e androgino di Coco Chanel, che ne rivoluzionò volumi e materiali, introducendo per la prima volta tweed e jersey .
L’ultimo grande innovatore del blazer fu il nostro grande Giorgio Armani, con le sue linee morbide e le spalle arrotondate, tanto da meritarsi l’appellativo di “mister blazer”
Come indossare il blazer
Direi che la versatilità del blazer lascia una grande libertà di scelta, condizionata dal contesto e dalla situazione nelle quali vi trovate…
Lasciando stare certi eccessi, facciamo qualche esempio, in ordine di “formalismo”:
- Blazer (blu), camicia bianca button down, cravatta (regimental? Tinta unita stretta? Fate voi…) Chinos écru e oxford testa di moro, per un appuntamento di lavoro o un esame all’università o una cenetta informale.
- Blazer, camicia di Jeans o polo tinta unita, chinos o 5tasche del colore che preferite(mi raccomando…) sneakers tipo Stan Smith o desert boot per un aperitivo o cinemino serale, cena a casa di amici o parenti
- Blazer, t-shirt, jeans e running shoes (new Balance) all’ americana, tipo Steve Jobs, con la sua variante all-black: fate voi , a me non piace granché.
- Variante invernale: sotto il blazer un golf scollo a V o a giro, anche a trecce, purché il volume lo consenta, camicia o dolce vita, pantalone di fustagno e Chukka Boot due buchi brown suede, magari completiamo l’outfit con una sciarpa: perfetto per un week end a Curma o a Cortina.
- Variante estiva: blazer, polo o camicia fuori dai pantaloni e bermuda, perfetto per un giretto al twiga o a Paraggi, sconsigliabile se non avete un minimo di sfrontatezza alla Gianni Agnelli buonanima.
TRE BOTTONI O DOPPIO PETTO?
Ne abbiamo già parlato: guardatevi allo specchio, se assomigliate a George Clooney potete permettervi il doppiopetto (ma anche quello che volete…), se ricordate Danny De Vito, andate tranquilli sul tre bottoni e la larghezza dei revers sceglietela in base all’ampiezza del torace (mi astengo da pietosi commenti)
I bottoni dorati non sono più necessari così come uno stemma inutile e ingiustificato sul cuore: meglio una pochette bianca un po’ negligè nel taschino, oppure la sobrietà che “è chic e non impegna”
QUANTO MI COSTA UN BLAZER?
Già, domandina da poco…facciamo così, tiriamo in ballo la saggezza popolare: chi più spende meno spende, considerato che è un capo che dura una vita.
Evitando le griffe, il minimo sindacale si aggira sui 200 euro, ma per andare sul sicuro io investirei almeno il doppio o arriverei a cinquecento per un quasi su misura per avere un capo che “fa la differenza ” fra un gentleman e un venditore di Tecnocasa (con rispetto parlando…)
