È difficile spiegare il vuoto che ha lasciato la scomparsa di Carlo Talamo nel mondo fumoso delle moto.
La frase “nessuno più come lui” calza perfettamente.
IL CUORE E LA MENTE
Carlo Talamo era il principe dei ruvidi, davvero, sia per la nobile schiatta romana, sia per il suo essere dominatore, maschio alfa,”padrone” (come a volte si definiva) della scena motociclistica italiana.
Lui, un innamorato entusiasta, aveva ridefinito le regole del business, creando dal nulla un mercato per Harley-Davidson e Triumph, portando questi marchi a dominare una super nicchia inventata di sana pianta.
CHI ERA CARLO TALAMO?
Ci sono due profili differenti per Carlo Talamo: quello pubblico, fatto di pubblicità e poesia, raduni e business. E quello intimo: un uomo tormentato, bipolare, vulcanico e depresso, popolarissimo ma anche solo, un leader, insomma, con un animo fragile.
LA VITA DI CARLO TALAMO
Cercherò di essere sintetico, per illustrare a chi non l’ha conosciuto cosa ha combinato nella sua pur breve vita quel geniaccio del Talamo. Un giorno qualcuno scriverà un libro che vorrò leggere.
Vi basti sapere che era un rampollo classe 1952 di una nobile famiglia capitolina. Arrivò a Milano negli anni ’70 a bordo di una Triumph Trident per lavorare in pubblicità, attratto dalle possibilità di business della nostra ruggente metropoli.
Negli anni’80, in società con degli imprenditori milanesi, rileva la distribuzione della HD dei fratelli Castiglioni, una storia affascinante che in Italia, però, non era mai decollata.
E qui comincia la leggenda.
Negli anni della Milano da bere Carlo Talamo crea “il” fenomeno Harley, qualcosa che nessuno è più stato capace di replicare, un misto di fascino, stile, status symbol e passione che lo porta ad essere top distributor nel mondo della Numero Uno per cinque anni di fila.
Per inciso nell’85 ne aveva vendute si e no una decina ad amici e parenti.
Genio del Marketing
Chi ha vissuto quegli anni ricorda le “sue “pagine pubblicitarie, geniali, innovative, frutto del suo lavoro notturno, compulsivo.
Ricordo i pellegrinaggi notturni in via Nicolini dove c’erano i bolidi di Milwaukee in bella mostra, un catalogo in 3D di capolavori in ferro, cromo, pelle e gomma: meglio del sesso…
Negli anni ’90 si ripete con Triumph, contribuendo in modo rilevante alla rinascita di un marchio storico. Impresa non da poco vista l’epoca e i competitors, creando dal nulla il concetto di moto vintage moderna con la Bonneville, nata come altre dal suo lavoro di consulente.
Come posso dimenticare quel pomeriggio in cui mi consigliò di “saltargli addosso” perché stava arrivando una moto “rivoluzionaria”?
Quello rivoluzionario era lui, vulcanico, anche quando perse un sacco di quattrini con Rolls Royce e Bentley (quando stava per cominciare a guadagnarci i marchi furono “mangiati” dai tedeschi e ciao, fine dei giochi).
I soldi veri li aveva fatti costringendo gli americani, che volevano entrare sul mercato italiano, a comprarsi la “Numero Uno”, trasformandolo in un miliardario, ma non per questo appagato, pronto a nuove sfide, magari come consulente Moto Guzzi o Laverda.
Niente male per uno con la terza media…

Carlo Talamo accanto alla sua Triumph con la quale ha perso la vita il 29/10/2002 all’età di 50 anni
BORN TO RUN
A bordo di una Triumph arancio ci ha lasciato il 29 Ottobre 2002, più o meno all’altezza dell’area di servizio Versilia della Genova Livorno, forse per un malore, forse per una distrazione.
Carlo non andava piano, non amava frenare…
Come ho detto all’inizio, in questo mondo omologato la sua “ruvida” personalità ha lasciato un vuoto enorme, sensazionale come ogni cosa che faceva.
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