Ormai la retrotopia ha preso il potere: la totale mancanza di idee nuove e la tristezza delle scelte estetiche delle nuove motociclette, sempre più simili a degli orribili Gundam ipertrofici, porta in se il suo antidoto.
Ecco la nuova proposta dalla terra del sacro Gange, direttamente dalla Mahindra che resuscita un marchio onusto di gloria, la BSA, riproponendo il suo modello più famoso, La Gold Star.
Birmingham Small Arms, ovvero BSA
Come per la diretta concorrente Royal Enfield, l’impulso alla nascita della BSA è la produzione di armi., tanto che nel marchio originale compaiono tre fucili.
Nel 1865 infatti un gruppo di produttori di fucili si aggiudica un appalto per la fornitura di armi per la guerra di Crimea.
Com’è come non è, dalle armi alle moto il passo è breve, all’epoca le aziende meccaniche producevano un po’ di tutto, anche automobili, aerei e, appunto , motociclette.
Il primo esemplare esce dai laboratori nel 1909, ma la produzione inizia dopo il primo conflitto mondiale, salvo decollare dopo il secondo.
Per intenderci, nel 1951 BSA si pappa anche Triumph e diventa il primo gruppo mondiale produttore di motociclette.
Purtroppo i Giapponesi si sono vendicati di Pearl Harbour con gli interessi e nel 1972 il gruppo chiude i battenti definitivamente.
La Gold Star, una leggenda
La Gold Star era una motocicletta prodotta da BSA dal 1938 al 1963 equipaggiata con un monocilindrico 4 tempi 350 e 500 cc nota per essere tra le moto più veloci degli anni ’50.
Nel 1937, Wal Handley fece il giro del circuito di Brooklands a oltre 160,9 km / h su un BSA Empire Star e ricevette la tradizionale medaglia d’oro per il suo successo, da cui ebbe origine il modello.
Una leggenda, quindi, a cui era necessario dare una degna erede che venisse incontro alle attuali esigenze del mercato.
Ovvio che pensare ad una moto con velocità da record era improponibile, ma non era neanche questa la mission.
Bisognava riproporre lo spirito e l’eleganza del marchio e del periodo storico attualizzandola con le specifiche tecniche del terzo millennio.
BSA 650: quello che non c’è non si rompe
Mancano pochi mesi all’uscita, ma se ne parla tanto.
La cilindrata scelta è 650 cc e il motore sarà un monocilindrico DOHC 4 valvole di ultima generazione con “solo” 45 cavallini a 6000 giri che certo non la rende una moto sportiva, ma una moto facile sì, una vera moto da città che, volendo, si potrebbe scramblerizzare con poca spesa
Il cambio è a 5 rapporti con frizione assistita e antisaltellamento. Dal punto di vista della ciclistica c’è invece una forcella da 41 mm abbinata ad una coppia di ammortizzatori posteriori regolabili nel precarico su 5 livelli.
L’impianto frenante (l’ABS a due canali è fornito da Continental) prevede un singolo disco flottante da 320 mm con pinza Brembo all’anteriore e, al posteriore, da un singolo disco da 225 mm, anch’esso con pinza Brembo. I cerchi ovviamente sono a raggi, noblesse oblige.
L’estetica è tradizionale e coinvolgente, tanto da risvegliare una voglia di Barbour e sigaro in ogni gentiluomo che si rispetti…
Mi sa che per trovarla i concessionaria (dove? non si sa ancora…) bisognerà aspettare l’EICMA, ma noi sappiamo aspettare…
