Gente Ruvida

Born To Be Ruvido.

stile ruvido

Perché “Stile Ruvido”? Ma, soprattutto, cosa significa esattamente essere “ruvido”?
Io sono Nicola Ruvido, quindi sono ruvido per definizione, ma vorrei spiegarvi perchè il mio cognome rispecchia il mio “way of life”, se mi consentite l’anglicismo (si vede che ho studiato?).

Un giorno ero seduto alla sfilata milanese di Dolce e Gabbana uomo nel mio completino tre pezzi gessato sartoriale e guardavo annichilito certe creature stralunate, abbigliate in maniera improbabile passare di fronte a me e dal pubblico era tutto un fiorire di “ohh e ahh , geniaaaleee e creativoooo…”

Ecco, lì ho capito che lo stile di un uomo non era la moda e che dovevo in qualche modo diffondere il verbo fra gli umani.

moda2018

Perchè Ruvido

Cosa significa ruvido, tecnicamente?

rùvido agg. [lat. rūgĭdus, der. di ruga «grinza, ruga»; propr. «grinzoso»]. – 1. a. Che ha la superficie non liscia, non levigata, aspra al tatto: pietra, scorza, corteccia r.; lana, veste r.; m’infilai tra le ruvidissime lenzuola guardando con odio la lampadina accesa (Michele Mari); pelle r., mani ruvide. b. In microbiologia, attributo di colonie batteriche dall’aspetto granuloso. 2. fig. a. Aspro, asprigno: un vino un po’ ruvido. b. Aspro, duro di carattere, soprattutto nei modi esteriori: uomo, funzionario r.; da persona ruvida: maniere r. e spicce; è di modi r., ma ha un cuore d’oro; una risposta ruvida. c. Rozzo, incolto, non raffinato.

Questo ci suggerisce Treccani, quindi?

Il ruvido è una persona che ha deciso di essere se stesso fino in fondo anche se questo lo pone in posizione scomoda o sgradita nei confronti del resto del mondo.

Dal punto di vista stilistico, per me ruvido è un uomo che si veste come vuole lui, decide lui cosa è la moda e, naturalmente, lo sa fare bene perchè ha chiari i concetti base per cui un uomo è elegante o no.

collage ruvido

Alcuni esempi di ruvidi celebri

Il più iconico è lui, il vecchio Steve Mc Queen, l’uomo che quando si metteva una t-shirt bianca lanciava una moda.

Ma anche Pier Paolo Pasolini, un artista scomodo ma elegante, con le sue giacche di tweed, ucciso perchè le sue parole offendevano l’ordine costituito.

Dalla parte opposta, come non ricordare Gianni Agnelli, l’uomo più elegante del mondo (cit. documentario Sky), che portava l’orologio sopra il polsino della camicia per non rovinarla, lui, che, probabilmente, non sapeva neanche quante camicie aveva…

John Belushi rappresenta lo spirito del Saturday Night Live, ruvido e iconoclasta, incarnato nell’uomo disperato che distrugge se stesso, come Jim Morrison o Jimi Hendrix.

Mick Jagger invece è il ruvido che a settanta e passa anni se ne fotte del fitness e salta come un grillo sul palco nonostante il catalogo di stupefacenti che si è sciroppato nella sua vita spericolata (altro che Vasco, col massimo rispetto)

Oppure Marcello Mastroianni, l’attore che non recitava, estraneo allo star system, stiloso anche in pigiama, come Ugo Tognazzi, il provinciale che portava sullo schermo vizi e virtù dell’italiano medio, non perdendo mai le sue radici.

Di più, ruvido non è un aggettivo declinabile solamente al maschile, visto che Oriana Fallaci può essere definita più ruvida del novanta per cento dei suoi colleghi maschi e Brigitte Bardot era una signora che gestì il suo capitale di bellezza da protagonista, senza farsi manipolare dagli uomini che trattava come calzini da cambiare ogni giorno.

Avete capito? Mi sa che vi ho confuso le idee…

Il ruvido è la pecora nera che, però, ha la lana migliore.

Solo che non si fa tosare da nessun pastore, perché ama il suo golf di shetland.

Chi vuole essere ruvido?

Ruvidi si nasce? Diciamo che aiuta, ma sono i chilometri che fanno la differenza.

  • Il ruvido ha vissuto e visto cose che la media degli umani solo immaginano e, per questo, fa del cinismo la sua corazza e del sarcasmo la sua spada.
  • Il ruvido ama le cose belle perchè sa che dietro la bellezza si nasconde sempre il lavoro dell’uomo che le ha fatte e la sua storia.
  • Ecco, il ruvido ama le storie dietro alle cose più che gli oggetti stessi, che siano automobili o giubbotti, orologi o scarpe.
  • E non ha paura, con le sue scelte, di andare contro le opinioni della massa, nelle piccole come nelle grandi scelte.
  • In generale ama gli originali e non le copie, guarda con scetticismo ai cambiamenti perché cambiare è difficilissimo e i cambiamenti reali sono pochi e tantissime le bufale, ma è nei periodi di transizione che esplode l’energia.

A me, per esempio, nella musica diciamo moderna, piacciono i periodi in cui si afferma qualcosa di nuovo, come il 1979 e il primo punk, la fine degli anni ’80 e il movimento hip hop di New York e Los Angeles, la cosiddetta old school e il periodo fantastico della factory di Andy Warhol (uno dei pochi profeti del contemporaneo) con Lou Reed, David Bowie e Iggy Pop.

Sono stato chiaro? Ci avete capito qualcosa? Vi siete riconosciuti in questo schema?

Ho una notizia per voi: siete messi davvero male…

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