Come tutti gli oggetti più eleganti, ad un primo sguardo non ti accorgi di lui, non noti la differenza. Sembra un giubbotto qualunque, una specie di bomber un po’ anonimo, simile a tanti altri, di un tessuto neanche tanto pregiato, roba da tranvieri (col massimo rispetto per la categoria, si intende, ma non certo dei dandies).
Eppure questo giubbotto ha fatto la storia di Hollywood. Si chiama Baracuta G9.
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Baracuta, una storia di pioggia e di uomini
Siamo nel 1937 a Manchester e piove, piove…non c’è da meravigliarsi, è il solito scenario uggioso tipicamente british.
È quindi prevedibile che John e Isaac Miller decidano di lanciarsi nel florido mercato della produzione di impermeabili, un prodotto tipicamente british, un po’ come il tè e le spider verdi.
Di lì a poco la seconda guerra mondiale e le forniture all’esercito, col conseguente sviluppo di modelli pratici e standardizzati, come il Baracuta G9, G4 e G10.
Un po’ meno normale avere come testimonial una leggenda della British Army come Lord Lovat, comandante dei Commandos, “the most mild-mannered man that ever Ascuttled ships or cut a man’s throat”.
Insomma, il G9 diventa il giubbotto dei commandos, mica dei tramvieri (con tutto il rispetto…)
Nel 1950, a guerra finita, parte l’esportazione oltreoceano e qui comincia la scalata al successo di Baracuta.
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Baracuta G9 goes to Hollywood
Il primo ad indossare lo storico Baracuta G9 è il mitico Elvis, non uno qualunque, in King Creole e nella vita di tutti i giorni, seguito a ruota da Ryan O’Neill (nella parte di Rodney Harrington in Peyton Place, da cui Harrington diventa sinonimo di G9), Frank Sinatra e, naturalmente, Lui…
Non ve lo dico neanche chi. Lui, the King of Cool, nella storica interpretazione di Thomas Crown.
Se non sapete di cosa sto parlando, lasciate questa pagina immediatamente e non fatevi più vedere.
Parallelamente, il Baracuta G10, un’impermeabile semplice semplice con due tasche ‘ very british’ (come il tè e le spider verdi) viene indossata dalla nazionale inglese campione del mondo nel 1960.
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L’ultimo testimonial (ma solo in ordine di tempo) è un altro ragazzo sempre vestito bene, Daniel Craig, indovinate un po’ in che ruolo…
Anche in Italia il G9 ha i suoi fans. Volete due esempi? Pierfrancesco Favino (il camionista più cool della Barilla) e Beppe Grillo, uno che di visibilità ha una certa competenza.
Baracuta and Music
Negli anni ’60 il Baracuta G9 entra con fragore nel mondo delle icone del fashion system inglese saccheggiato dalla cultura pop albionica, passando con agilità dai Mods ai rude boys dello Ska, fino ad approdare al Punk e alla New Wave, da Joe Strummer a Paul Weller, Morrissey e soci, navigando allegramente dai club underground alle rivolte di Brighton, in compagnia di Doc Marten’s e Clark’s.
Di recente, Damon Albarn dei Blur, Eddie Piller e Jamie T si sono fatti fotografare con orgoglio col loro bel G9.
Un giubbotto essenziale e minimalista come il Baracuta G9 si abbina bene con le spillette, le catene e con i jeans strappati e, come tutte le icone, passa di generazione in generazione.
La nuova giovinezza di Baracuta
Nel terzo millennio Baracuta ha oltrepassato i confini della perfida Albione e, uscendo dai rigidi canoni della classicità, sta proseguendo la sua vita nel più sfavillante ambito del fashion system, attraverso canoni distributivi rinnovati, come WP in Italia, adeguandosi alle nuove vestibilità e ad una logica di continua evoluzione.
Quello che più mi sta a cuore che, all’interno di questo processo non si perda di vista l’identità del marchio e del prodotto, cioè la natura ‘ruvida’ del Baracuta G9: il giubbotto dei commandos, mica degli Hipsters (con tutto il rispetto..anche no)
Uno dei miei preferiti, da sempre.
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